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Autolesionista..

Autolesionista..

In una normale mattina di lavoro allo sportello del Tribunale si presenta alla mia scrivania una signora che all’apparenza pareva timida, incerta e confusa. Mi parve subito evidente che aveva difficoltà ad iniziare il colloquio, su come approcciare l’incontro. Esprimeva in maniera palese una grande sofferenza e questo mi colpì molto, attirò in maniera particolare il mio interesse con le sue premesse e spiegazioni, con poche parole è riuscita a delineare un quadro preciso sul quale si è poi soffermata a lungo per entrare nei dettagli e dare informazioni. Avvertivo il suo grande dolore interiore ed una forma di vergogna nel dovermi raccontare episodi tristi riguardanti sua figlia nonché una iniziale sfiducia in quest’ultimo tentativo che intraprendeva rivolgendosi allo Sportello degli Amministratori di Sostegno.
A discapito dei tanti consigli che aveva ricevuto di rassegnarsi alla situazione e di lasciar perdere si era presentata ai nostri sportelli come ultima possibilità di aiutare sua figlia.

Era la madre di una ragazza che da anni viveva in condizioni di tossicodipendenza con un comportamento autolesionistico, che aumenta enormemente la pericolosità di sopravvivenza della figlia. La situazione appariva davvero molto difficile e grave, sia per il ripetersi degli episodi che per l’impossibilità da parte della mamma di poterla aiutare, ma ciò che mi ha colpito è stata soprattutto una frase che la figlia rivolge alla madre nei momenti di lucidità :” mamma trova il modo di aiutarmi, di non farmi uscire dalla struttura ove mi ricoverano ogni qualvolta vengo recuperata per strada dalla croce verde, altrimenti ci ricado e quando sono in quelle condizioni posso farmi tanto, tanto male, male da morire “.
Ho fatto qualche ricerca: Tagliarsi, bruciarsi, grattarsi o graffiarsi fino a far uscire il sangue. Sono solo alcuni esempi di quello che oggi sembra essere un fenomeno largamente e pericolosamente diffuso. Sui social network non appaiono i volti, appaiono scritte, pensieri, grida di aiuto con l’intento, forse, di condividere quella che è per lo più una sofferenza privata, tenuta segreta, per la paura di essere giudicati, non capiti, presi in giro.

Il punto, per questa ragazza, è proprio questo: infiniti recuperi dal marciapiede, infiniti ricoveri e tantissime cure, ma quando il paziente è clinicamente guarito se vuole uscire, nessuno può trattenerlo e limitare la sua libertà ed allora esce, e quando si ritrova nel mondo non ha la forza di volontà di resistere alla droga, e ricade in una spirale senza fine.
Come uomo e come padre non è possibile essere insensibile a queste problematiche ed allora mi sono impegnato nel poco che potevo fare, ho chiesto consiglio ai Giudici Tutelari per ricercare una strada di aiuto a questa drammatica situazione che permettesse.
Ho pensato che nominare un amministratore di sostegno, nella figura della madre, con il potere di decidere il momento delle dimissioni della figlia dalla struttura solo quando fosse completato il percorso di recupero e guarigione potesse aiutare la ragazza ad interrompere la caduta nel baratro che aveva intrapreso dandole la possibilità di recuperare per quanto possibile una vita normale, fiduciosa di un totale e sicuro recupero.
Ebbene, i Giudici hanno collaborato fornendo consigli e suggerimenti sul come impostare un ricorso idoneo ad ottenere le autorizzazioni necessarie per un più sicuro controllo della figlia.
Abbiamo trasmesso e spiegato la risposta dei Giudici alla madre che, fiduciosa per aver trovato una via di possibile soluzione, si è rivolta ai Servizi Sociali che si sono impegnati ad aiutarla con tutta la documentazione medica e dettagliata relazione, fino alla presentazione del Ricorso.
Ora Sara, a distanza di 4 anni, ha completato il suo percorso di recupero, lavora presso una cooperativa, ed è grata a sua madre Loretta che le ha impedito di tornare per strada…
Loretta è più volte tornata allo sportello per ringraziarci del sostegno e dell’appoggio che ha ottenuto da noi, ma soprattutto dell’aiuto che le abbiamo fornito consigliandole di diventare amministratore di sostegno di Sara.