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Progetto coordinato da CSV Emilia ODV

Dietro le quinte dell’Amministrazione di Sostegno: la denuncia delle associazioni

Nelle ultime settimane, grazie alle denunce di diverse associazioni nazionali che si occupano di tutelare i diritti delle persone non autosufficienti, sono state portate alla luce numerose storture nell’applicazione pratica della legge 6.

  • Il primo tema è quello della nomina, sempre più frequente da parte dei Giudici Tutelari, di amministratori di sostegno retribuiti, come avvocati e commercialisti, al posto di familiari o volontari che sarebbero invece molto più attenti a rispettare le volontà e le effettive necessità dei loro amministrati.
  • Il secondo è quello dell’esternalizzazione ai commercialisti dei servizi di consulenza per la verifica dei rendiconti, le cui spese che vengono imputate ai beneficiari invece che agli stessi Tribunali che le richiedono perché non riescono ad evadere tutte le pratiche nei tempi necessari.
  • Il terzo tema è quello delle persone sottoposte ad amministrazione di sostegno contro la propria volontà, o addirittura a propria insaputa: ogni caso è a sé, e occorre fare dei distinguo oculati fra le persone autodistruttive, le situazioni familiari conflittuali e i tentativi di soggiogare chi è fragile e bisognoso di aiuto.

La legge 6 è buona negli intenti di base, ma in molte situazioni non sta funzionando come dovrebbe e andrebbe riformata alla luce dei fatti. Perché una cosa è la teoria, un’altra l’applicazione reale: in Italia sono circa 350mila le persone che hanno un amministratore di sostegno. I Giudici Tutelari sono oberati di lavoro e non sono oggettivamente in grado di garantire la qualità di un lavoro che non è esclusivamente burocratico, ma che richiederebbe un ascolto e un approfondimento importanti e dedicati, caso per caso.

Se siete in procinto di avviare un’amministrazione di sostegno o se state già ricoprendo questo importante ruolo, vi consigliamo di leggere questi due documenti:

Buona lettura!