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Progetto coordinato da CSV Emilia ODV

Giovanna: quando l’Amministratore di sostegno diventa anche caregiver

Mi chiamo Giovanna. Vi racconto la mia storia di volontaria attraverso tre storie di persone per le quali sono stata Amministratrice di sostegno (e non solo), fino agli ultimi istanti delle loro vite. 

GUIDO

Guido, 73 anni, ex alcolista: abbandonato dalla famiglia per le violenze domestiche di cui lui stesso era stato l’autore, viveva solo, in condizioni fatiscenti. Il suo unico sostegno era dato da una pensione minima. L’elemento che mi colpì di più fu la sua solitudine generata dalla dipendenza: mi disse che per lui in passato esisteva solo l’alcol… e niente altro. 

Inizialmente il ruolo assegnatomi dal giudice era quello di amministratore: incassare e gestire la pensione, occuparmi dei rapporti con i servizi sociali e il medico, verificare l’assunzione dei medicinali e incentivarlo a prendersi cura della propria persona.  

Ma Guido era un emarginato sociale, escluso e lontano dai suoi affetti. È stato quindi spontaneo per me pensare di aiutarlo a riprendere i contatti e a riavvicinarlo alla sua famiglia. 

I contatti con i parenti li ho presi io. Il primo incontro con alcuni di loro l’ho fatto da sola, Guido provava troppa vergogna. Ma piano piano, tenendolo per mano, l’ho accompagnato a rivederli.  

CLELIA

Clelia, 84 anni, ex prostituta: i familiari l’avevano allontanata per il suo stile di vita immorale già da molto tempo. Clelia non aveva più rapporti con loro ed era esclusa e rifiutata anche a livello sociale, nel piccolo contesto paesano in cui viveva.  

I familiari hanno richiesto l’Amministrazione di sostegno per gestirne l’aspetto economico, perché Clelia dilapidava le poche risorse della pensione minima di vecchiaia in spese superflue legate al suo aspetto fisico.   

Non è stato facile farmi accettare dalla signora, perché ero un’estranea e la famiglia, di nuovo, se ne era lavata le mani. Ma, piano piano, ho costruito un dialogo con Clelia e ho conquistato la sua fiducia, arrivando ad occuparmi di lei ed assecondando a volte persino le richieste più assurde, come il giro dei cimiteri per visitare i suoi “amanti”.

La fiducia acquisita mi ha permesso però col tempo di insegnarle a gestire con parsimonia le sue risorse: a Clelia piaceva raccontarmi il suo passato e, dopo aver sistemato i conti, spesso trascorrevo tempo per farle compagnia, ascoltando i suoi vivaci e coloriti racconti. 

CLAUDIO

Claudio, 65 anni, dipendente dal gioco, alcolista, frequentatore di locali notturni: aveva una famiglia completamente a suo carico, una moglie affetta come lui da dipendenze, un figlio con problemi psichiatrici ed una figlia che si era allontanata in giovane età per sopravvivere al degrado famigliare.  

I servizi sociali hanno attivato l’Amministrazione di sostegno a seguito di un attacco cardiaco che ha lasciato Claudio in uno stato quasi vegetativo: c’era la necessità di amministrare la sua pensione, per assicurare una vita dignitosa alla moglie e al figlio. 

Così sono stata coinvolta e sono diventata Amministratore di sostegno di Claudio, ma in realtà dell’intera famiglia, un ruolo davvero impegnativo. La moglie, compulsiva, mi chiamava in continuazione chiedendomi soldi e a volte minacciandomi. Nonostante il percorso in salita, sono riuscita a svolgere il mio ruolo, rispettosa del mandato del giudice. 

QUANDO SI VA OLTRE L’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO

Tre casi complessi: poco patrimonio da amministrare, relazioni e legami da recuperare o da gestire, vizi e cattive abitudini da contenere, e un senso di vicinanza e di fiducia da costruire da zero nelle vite di tre persone socialmente emarginate. 

Non posso dire che sia stato facile, sia dal punto di vista emotivo che del tempo speso.

Ma sentivo di doverli aiutare, comprendere il loro malessere, accompagnarli per quel sentiero pieno di ostacoli che era la loro vita, facendo in modo che la mia presenza non fosse invasiva ma sempre accogliente del loro essere.  

Penso di esserci riuscita, i rapporti istaurati con loro sono stati un appagamento morale e una soddisfazione personale, mi sono sentita utile. 

E, negli ultimi momenti della loro vita, ho riconosciuto a pieno il mio ruolo e l’efficacia del mio operato.

I famigliari di Guido mi hanno contattata per ringraziarmi per ciò che avevo fatto per lui: non hanno partecipato al suo funerale, dove ero presente solo io con mio marito, ma la visita in camera ardente del figlio commosso è stata per me la conferma che ciò che avevo fatto era corretto. 

La nipote di Clelia mi ha espresso la sua gratitudine pubblicamente, inviando una lettera di elogi e ringraziamenti a Non+Soli.

Infine, ogni volta che andavo a trovare Claudio nella struttura che lo accoglieva prima della sua morte, la sua mano stretta nella mia esprimeva tutta la sua gratitudine, e il suo sguardo mi seguiva fino alla porta. 

Che posso dire, LO RIFAREI! 

Mi sono iscritta nel registro dei volontari e sono in attesa di una nuova chiamata.

Se anche tu, come Giovanna, vuoi diventare volontaria, contatta Anna Ganapini o i nostri volontari allo sportello:

Tel: 0522 791979

Email: anna.ganapini@csvemilia.it